È percezione largamente diffusa che la nostra sia un’epoca in cui i tempi della vita individuale e collettiva si sono accorciati in ragione delle nuove tecniche di comunicazione e dei nuovi strumenti che la tecnologia ci permette di usare. Eppure, in questo processo di accelerazione, rimangono molteplici esperienze, strumenti, segni e modi di scansione del tempo ancora fortemente legati alla tradizionale percezione che ne portiamo in qualche modo dentro di noi e che proviene da un passato più o meno recente, che non si lascia superare e che segna, talvolta profondamente tal altra appena in superficie, le tappe della nostra vita. In questa prospettiva abbiamo creduto fosse utile, tra nuovi e vecchi tempi, analizzare alcune esperienze della temporalità scandendole in due essenziali dimensioni: quella della percezione soggettiva del tempo nella vita quotidiana e quella, invece, in cui il confronto con il tempo ci conduce a riflettere sul rapporto tra tempo, storia e politica e, quindi, ci porta in uno scenario più generale, che oggi coincide quasi del tutto con le logiche della globalizzazione.
Una sintesi degli interessi che hanno portato a costruire questo dossier potrebbe essere più o meno presentata così:
- Tutte le esperienze umane, individuali e collettive, hanno a che fare con il tempo, ma in ognuna di esse il tempo è scandito e vissuto in modo diverso. Sondare alcuni aspetti di tale diversità è stato il primo obiettivo del dossier.
- L’impressione immediata che abbiamo oggi pensando al tempo è la sua accelerazione nei più diversi campi dell’esperienza umana. Si tratta di una realtà indubitabile, ma anch’essa richiede un esame che vada, se possibile, più a fondo di questa semplice enunciazione. È il secondo obiettivo.
- Il tempo dice anche della relazione tra persone, sia nella dimensione sincronica, per esempio, di una determinata epoca, sia nella dimensione diacronica del rapporto tra le generazioni. Oggi, in particolare, lo sforzo del tramandare, di assicurare la continuità culturale e spirituale delle generazioni, di rendere operante il legame tra il passato, il presente, il futuro sembrano aspetti quasi del tutto usciti dalla percezione e dalle preoccupazioni sia dei saperi sia della gente comune. Approfondire tale argomento è un terzo obiettivo.
- Ci sono poi i tempi che contraddistinguono le varie forme di esperienze artistiche; pur limitando il campo, anche in questa direzione si è cercato di inserire qualche considerazione.
- La distinzione tra tempo interno e tempo esterno rimane certamente un criterio fondamentale per studiare il problema oggetto di questo dossier. Ripercorrerne la storia concettuale problematizzandola criticamente ne ha costituito un altro punto di riferimento.
- Non si poteva non inserire - come si è già accennato - l’aspetto che concerne il rapporto tra tempo, storia, politica, se non altro perché le antiche armonie che hanno caratterizzato in passato questo rapporto sembrano oggi essere saltate via. Tramontata ogni certezza di un piano provvidenziale o, com’è stato detto, di un’efficacia politica immediata della trascendenza, la storia pare scorrere senza che la politica riesca a governarne i processi o, almeno, a inserirvi la pur fragile certezza che potrebbe provenire da uno sforzo di previsione, per quanto approssimativa, sul futuro prossimo. Si dice che attualmente sono l’economia e la finanza internazionale a fare da traino, ma la sensazione più appropriata di fronte a questa affermazione è che siamo sempre di più calati in un processo senza soggetto nel quale domina la logica dell’apprendista stregone: mettiamo in moto forze che poi non riusciamo più a gestire. All’asserzione secondo cui l’economia che la fa da padrona si potrebbe ben rispondere che è invece proprio l’effetto di padronanza ad essere entrato in crisi e che nessuno governa più niente. Il tempo scorre su un tapis-roulant sempre più veloce e i cui ingranaggi sono ogni giorno più usurati dal loro stesso moto trascinante. Verso dove, nessuno potrebbe dirlo. Ma almeno interrogarsi su cosa stia realmente accadendo si può e, forse, si deve.