Il cinema: patrimonio culturale e luogo della memoria
Intervista a Manuel De Sica
a cura di Stefania Rifiordi
Quando nasce il suo interesse per la musica e il cinema?
La scelta della musica è dovuta a
una mia naturale vocazione, prima ancora che a una scelta professionale, fin da
quando ero bambino. La voglia di comporre musica è sorta in me per la prima
volta il giorno che andai a vedere La donna che visse due volte (Vertigo)
di Alfred Hitchcock, commentata dal geniale maestro Bernard Herrmann,
compositore che ha seguito fino alla sua morte tanti altri registi americani
(Welles, Scorsese, De Palma, Truffaut). Grazie a quel film che dava così tanto
spazio alla narrativa musicale, capii che la musica era il primo effetto
speciale facente parte di un’opera cinematografica. Da quel giorno ho
ampliato la mia cultura di cinefilo, stando sempre attento a ciò che la musica,
parallelamente al film, potesse raccontare. Nel 1969, al mio debutto con il
film Amanti di mio padre, Vittorio De Sica, cominciai a fare pratica con
tutto quello che, studiando la musica e la sua funzione specificamente riferita
al cinema, avevo potuto apprendere mediante l’analisi di grandi autori di
colonne sonore. Dopo aver collaborato con mio padre durante gli ultimi cinque
anni della sua vita (da Amanti del 1969 a Il Viaggio del 1974, data della sua scomparsa) ho continuato ad avere la fortuna di incontrare
registi del calibro di Roberto Rossellini, Carlo Lizzani, Luigi Comencini,
Damiano Damiani, Dino Risi, Stefano Vanzina (in arte Steno), Claude Chabrol,
Brian Forbes, Gene Wilder, Edouard Molinaro, Michele Soavi, Marco Risi,
Maurizio Nichetti, Carlo Vanzina, Carlo Verdone, e infine, ultimo, ma non per
importanza, mio fratello Christian. Una serie, quindi, di grandi maestri del
passato e, talvolta, di loro diretti eredi. Dopo aver ricevuto la nomination all’Oscar (Il Giardino dei Finzi Contini del 1971), il premio della
stampa estera (Globo d’oro del 1971), il Nastro d’argento (Al Lupo al
lupo del 1992) e il David di Donatello (Celluloide 1995), sono
rimasto a casa a riflettere. Dal '69 al '95 avevo composto più di cento colonne
sonore per il cinema e la televisione. È riaffiorata allora in me un’altra
tendenza primigenia, e cioè quella all’osservazione del mondo culturale
circostante. Mi piace seguire a scopo informativo e, successivamente,
sperimentale, l’evoluzione del cinema dal punto di vista tecnico e
conservativo, della letteratura, della musica (in sé e per sé e della sua
corrispondenza diretta, per esempio, con l’architettura), ma anche delle arti classiche
quali scultura, pittura, fotografia.
Tra queste arti quale ha praticato maggiormente, parallelamente alla sua
attività principale di compositore?
Ho coltivato la fotografia. In
seguito mi sono dedicato al restauro cinematografico delle opere di mio padre,
costituendo nel 1994 l’Associazione “Amici di Vittorio De Sica”, insieme a mia
madre e ai miei fratelli. Coadiuvato da validi collaboratori, quali l’avvocato
Ernesto Nicosia e l’esperto cinematografico Franco Terilli, nonché dai
curatori, insieme a me, delle monografie sulle opere di mio padre, pubblicate
di volta in volta insieme a ciascun restauro: Lino Miccichè, Orio Caldiron e,
infine, Gualtiero De Santi, che dal 1999 è divenuto l’esperto per eccellenza
dell’opera di Vittorio De Sica, così come lo era già del suo compagno d’arte
Cesare Zavattini.
La mia qualifica di supervisore al restauro
deriva dalla mia conoscenza pratica della fotografia, appresa durante una breve
esperienza in veste di documentarista, e dal mio tirocinio trentennale di
post-produzione cinematografica.
Come si è svolto fino ad oggi il lavoro dell’Associazione?
L’Associazione inizia la sua
attività con il restauro di Umberto D., il film più amato da Vittorio De
Sica, grazie al contributo di Mediaset e alla collaborazione della Cineteca
Nazionale. Il film è stato presentato nel settembre del 1995 alla 50a Mostra del
Cinema di Venezia e proiettato in contemporanea, utilizzando il satellite
Etabeta, sia alla sala Volpi del Lido che all’Hôtel “Méridien” di Parigi, dove
il nostro Istituto di Cultura aveva organizzato una manifestazione in
collegamento diretto con Venezia. Insieme alla presentazione del film
restaurato, l’Associazione ha realizzato, a cura del sottoscritto e con
l’introduzione di Umberto Eco, un volume sul valore della pellicola, con
testimonianze, interventi e la sceneggiatura originale.
Nell’aprile del 1997 l’Associazione,
dietro invito dell’Academy of Picture, Arts and Sciences, dell’Istituto
Italiano di Cultura di Los Angeles e dell’amico Renzo Rossellini, ha realizzato
una cerimonia a Hollywood per celebrare il 50° anniversario dell’attribuzione a Sciuscià del primo Oscar a un film straniero. Il film era stato
restaurato nel 1993 dall’Associazione “Philip Morris Progetto Cinema”, in
collaborazione con la Cineteca Nazionale e con la mia supervisione. A tale
evento ha fatto seguito, presso l’Istituto Italiano di Cultura, una rassegna
sulle opere più significative di Vittorio De Sica. La manifestazione è stata
trasmessa ancora una volta via satellite da RAI International. A partire
dall’estate del 1997 l’Associazione ha proseguito nel suo programma restaurando Ladri di biciclette, presentato poi al cinema “Metropolitan” di Roma.
L’eco sulla stampa e nelle televisioni ha dato la misura del successo della
serata, che ha ripagato il grande impegno profuso dall’Associazione in un
progetto che si preannunciava di non poco rilievo. In occasione del restauro
l’Associazione ha realizzato una monografia sulla pellicola, a cura di Orio
Caldiron e del sottoscritto, che ha raccolto testimonianze, interventi,
sceneggiatura. Successivamente, nel 1999, l’Associazione ha provveduto al
restauro di Miracolo a Milano, presentato al cinema “Manzoni” del
capoluogo lombardo con un entusiasmante successo di critica e di pubblico. Per
l’occasione è stata realizzata una monografia che ha raccolto testimonianze,
interventi e sceneggiatura, curata da me e da Gualtiero De Santi.
Nel 2001 è stata poi la volta del
restauro del film Lohëngrin del 1936, per la regia di Nunzio Malasomma,
con Vittorio De Sica interprete, presentato al pubblico in collaborazione con la Cineteca Italiana di Milano. Si tratta dell’unica testimonianza filmata della compagnia
teatrale Almirante-Rissone-Tofano-De Sica. Vista l’importanza della pellicola,
basata su soggetto e sceneggiatura di Aldo De Benedetti e tratta dalla sua
omonima commedia, l’Associazione anche in questo caso ha deciso di realizzare
una monografia, sempre curata da me e da Gualtiero De Santi.
E ancora, abbiamo reperito
fortunosamente il negativo originale de I bambini ci guardano, film del
1943, precursore del cosiddetto neorealismo italiano; l’Associazione ha poi
proceduto al restauro e alla presentazione della pellicola prima al pubblico di
Alassio, località dove una parte degli esterni del film furono girati, e,
successivamente, il 10 novembre del 2004, nella sala dell’UNESCO di Parigi nell’ambito
della grande mostra organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura in occasione
del trentennale della scomparsa del Maestro. L’opera di restauro è stata
coronata da una monografia sempre curata da Gualtiero De Santi e da me, che
raccoglie testimonianze, interventi e sceneggiature.
Anche per ricordare il profondo
legame di amicizia, di solidarietà e di reciproca stima che legava Vittorio De
Sica e Alessandro Blasetti, nel 2001 è stato restaurato il film Io, io, io … e gli altri del 1966 per la regia di Blasetti, nel quale De Sica appare in
un cammeo di assoluta qualità. Nel frattempo l’Associazione, perseguendo il suo
fine istituzionale di far conoscere alle nuove generazioni i capolavori del
nostro patrimonio culturale, ha proposto i film restaurati alle scolaresche
italiane, organizzando, con i Provveditorati competenti, delle proiezioni
accompagnate da conferenze e incontri.
In alcuni casi, per sensibilizzare i
giovani, sono stati indetti dei concorsi; gli studenti sono stati invitati a
fornire elaborati sul valore e sulle tematiche dei film; i migliori tra questi
sono stati premiati con un soggiorno a Venezia durante la Mostra del Cinema.
In collaborazione con i nostri Istituti
di Cultura, sono state realizzate delle rassegne sull’opera di Vittorio De Sica
in Francia, in Belgio, in Spagna, in Turchia, in Germania, in Israele, in
Romania, in Algeria, in Marocco, ad Hong Kong e negli Stati Uniti. La rassegna
del 1998, finalizzata alla qualificazione all’estero del cinema italiano, è
stata effettuata con lusinghiero successo grazie non solo all’avvenuta
proiezione dei film restaurati ma anche in virtù della realizzazione, da parte
dell’Associazione, di un catalogo in quattro lingue sull’opera di De Sica, che
ha favorito la miglior comprensione del valore delle opere presentate.
Altra fatica dell’Associazione è stato
il restauro, nel 1999, del film Il tetto del 1956, l’opera neorealista
forse meno conosciuta di Vittorio De Sica, ma non per questo meno preziosa. Il
film, girato alla periferia di Roma, dopo la vana aspettativa di essere
riproiettato nella capitale, è stato presentato solo il 4 aprile del 2004 a Perugia presso il Teatro “Morlacchi”, grazie a “Univercity” (diretta da Eva Rossi), in un
evento a cui sono stati invitati tutti i più alti rappresentanti delle
Istituzioni. Nell’occasione è stata offerta la monografia su Il tetto (già realizzata a cura di Gualtiero De Santi e del sottoscritto, con
testimonianze, interventi, sceneggiatura) per meglio sottolineare l’importanza
dell’opera, del restauro, dell’evento. Nel 2004, per ricordare Vittorio De Sica
nel trentesimo anniversario dalla sua scomparsa, sono state realizzate
manifestazioni in Italia e all’estero, oltre alla pubblicazione, per i tipi di
Avagliano Editore, di un frammento autobiografico di Vittorio De Sica dal
titolo La Porta del Cielo (Memorie 1901-1952), da me rinvenuto.
Rassegne e mostre sono state tenute a Parigi con la proiezione di oltre
quaranta film di De Sica (da attore e da regista) a Berlino e a San
Pietroburgo. In Italia e specificatamente a Napoli, il 19 maggio 2004 al teatro “Mercadante”, è stato proiettato il film in edizione restaurata Matrimonio
all’italiana. A circa un anno di distanza, sempre a Napoli, il 21 marzo
2005 al teatro “Trianon”, è stata presentata l’edizione restaurata del film Ieri
oggi domani. In entrambe le occasioni sono sate offerte ai presenti le
monografie relative ai film, curate da Gualtiero De Santi e da me.
Grazie ad Aurelio De Laurentiis e alla
Filmauro è stata restaurata la versione integrale di L’Oro di Napoli,
con la relativa monografia a cura dell’Associazione.
Gli “Amici di Vittorio De Sica” hanno
restaurato infine Il giardino dei Finzi Contini, ultimo grande
capolavoro della filmografia desichiana, liberamente ispirato all’omonimo
romanzo di Giorgio Bassani. Naturalmente ancora altre e impegnative fatiche
attendono l’Associazione, in quanto numerosi film di Vittorio De Sica
necessitano di attenti e costosi interventi conservativi che dovranno essere
quanto prima effettuati.
Cosa la spinge, oltre al desiderio di mantenere viva la memoria di suo
padre, a dedicarsi all’opera di conservazione delle sue opere?
La naturale, disinteressata tendenza
a conservare la memoria di un passato che dovrebbe essere sempre più presente
agli occhi di tutti. Purtroppo la maggior parte degli italiani che contano
tende a parlarne senza intervenire sulla realtà di fatto. Se avessi maggior
tempo a disposizione, lo dedicherei ad altre attività, quali la formazione dei
giovani, la promozione di sale cinematografiche dedicate al cinema del passato,
per restituire la memoria di un cinema ancora attuale e che potrebbe migliorare
lo stato di crisi della produzione odierna. D’altronde, anche il grande
scrittore Jorge Luis Borges sosteneva che chi non ha memoria è un idiota.
Attualmente, con grande gioia, presiedo la Giuria del Corso-Concorso “CortoScuola”, bandito dalla Provincia di Perugia, che coinvolge i
giovani studenti delle scuole superiori e delle Università, un’occasione unica
di confronto con le idee dei miei allievi che, attraverso le loro
sceneggiature, rivelano tutto il loro desiderio di creatività e di
comunicazione.
manueldesica@libero.it