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I social network e il movimento Occupy Wall Street Alberto Baudo

ALBERTO BAUDO
Articolo pubblicato nella sezione La politica e le nuove tecnologie della comunicazione.

Una recente conferenza tenutasi lo scorso mese a New York sul "Social Media's Role in Social Change" ha avuto inizio con una battuta: vediamo quanto riusciamo ad andare avanti senza nominare la parola "Twitter". Ma "Twitter", insieme a "Facebook", erano termini inevitabili nella discussione che è iniziata con la Rivoluzione d'Egitto per poi necessariamente spostarsi a Occupy Wall Street, che si svolgeva a pochi isolati di distanza dal seminario, nella parte bassa di Manhattan.
Più di mezzo milione di utenti di Facebook hanno ad oggi aderito alla pagina OccupyWallStreet.org. Il traffico su Twitter si è moltiplicato enormemente. Di qui l'inevitabile domanda: l'innovazione tecnologica produce cambiamenti sociali?
Prima della nuova era digitale i movimenti di protesta iniziavano dall'alto, raggiungendo infine il basso attraverso attivisti e leader nelle università o altri punti di aggregazione dei giovani. Questo processo richiedeva un tempo più lungo per guadagnare slancio. Ed eccoci ad oggi, quando i social media hanno aiutato il movimento Occupy a diffondersi istantaneamente online e ad altre città in pochi giorni.
Ho trascorso molte giornate a Zuccotti Park a intervistare gli occupanti e a cercare di capirne di più. Ciò che mi ha sorpreso è stato notare quanto relativamente pochi fossero i manifestanti, da qualche centinaio a un migliaio nelle giornate più affollate. Una partecipazione notevolmente inferiore alle centinaia di migliaia di persone viste nelle piazze in Medio Oriente e in Europa.
Di fronte alla mia richiesta di commento su questa osservazione, Yetta Kurland, attivista ed avvocato che supporta Occupy Wall Street, ha attribuito il numero più ristretto di partecipanti effettivi all'occupazione all'impressionante partecipazione online. Aggiunge Yetta che oggi, nella nuova era digitale, non è più indispensabile essere presenti in carne ed ossa alle manifestazioni ma si può far sentire la propria voce quasi altrettanto efficacemente in maniera virtuale, online. E conclude: Occupy Wall Street e le altre proteste diffuse via social media rappresentano «la vera incarnazione dei movimenti popolari di base».
Strumenti come Facebook e Twitter, attraverso individui che si dedicano alla causa, possono costruire interi movimenti di altri individui e costruire azioni nelle strade di tutto il mondo. É successo in Egitto e sta succedendo a New York. Si può certamente discutere se questi strumenti rappresentino l'inizio di un vero cambiamento, ma di certo stanno amplificando gli sforzi in direzione del cambiamento.
Ad ogni modo, sebbene alcuni osservatori si eccitino molto parlando del ruolo degli strumenti sociali nel web, è a mio avviso importante non perdere di vista qualcos'altro che ha fornito carburante alle proteste di tutto il mondo. La verità è che questi movimenti di protesta hanno dimostrato una volta ancora l'enorme potere e ruolo dei media tradizionali.
In termini di attivisti, solo un piccolissimo numero di individui ha dato inizio alle manifestazioni. I media tradizionali, e in primis la televisione, le hanno riprese e amplificate, portando fin dentro le case della gente (e non solo nei computer dei loro figli) immagini vivide, drammatiche, che hanno colpito come pugni allo stomaco. Ciò mostra il potere straordinario che i media tradizionali, dati per defunti da alcuni decenni, ancora detengono nel creare una piattaforma per il cambiamento.
Ben Rattray, fondatore di Change.org, spiega che strumenti come Facebook e Twitter non sono in verità complicati, né altamente tecnologici. I cambiamenti sociali non sono tanto da attribuire a questi strumenti, bensì a come questi strumenti possono essere sfruttati. I social media sono cioè usati per supportare, e non sostituire, strategie già esistenti, sebbene allo stesso tempo possano far nascere qualcosa che prima non esisteva.
In sintesi:
1) Individui si raccolgono attraverso i social network,
2) suscitano l'interesse del medium mainstream che ne amplifica il messaggio,
3)creano il potenziale per un cambiamento sociale.
Tutto è inevitabilmente connesso in questa era del World Wide Web.
I social media hanno giocato un ruolo vitale nel movimento Occupy Wall Street, iniziato come un esperimento su Twitter, quando la rivista anticonsumistica "Adbusters" ha suggerito una marcia verso il tempio della finanza mondiale per il 17 Settembre. Il messaggio è stato veicolato in un modo estremamente raffinato e conciso. Una sola pagina. Un'immagine: una giovane donna che danza sul Toro di Wall Street. In alto la scritta «What is our one demand?» e sotto il toro il lancio: «#OccupyWallStreet September17th. Bring tent»[1]. Senza dubbio uno dei messaggi più efficaci della nostra era.
Il resto è storia. Nei tre mesi successivi manifestanti armati di cellulari e laptop hanno diffuso il loro messaggio in tutto il mondo attraverso siti sociali come Facebook, Twitter, Foursquare e Tumblr. Il movimento OWS è diventato progressivamente sempre più forte grazie all'uso intensivo e sapiente degli strumenti offerti dai social media. Ciò che ha reso #ows interessante è stata l'introduzione di occupationalist.org, un sito web che ha raccolto ed ordinato tutti i contenuti dei vari canali utilizzati (Google, Video, Meetup.com, etc). L'integrazione di hash-tag con i check-in di foursquare, l'online mapping e le immagini di Tumblr hanno reso il movimento #ows assolutamente affascinante da seguire. Ciò che avrebbe richiesto mesi di organizzazione in una diversa era, si è svolto invece in giorni e ore. Con la forza di questi nuovi media il movimento si è diffuso in oltre 100 città negli Usa e ha iniziato oltre 1500 azioni nell'intero globo.
Il movimento aveva avuto inizio per attirare l'attenzione sul ruolo che Wall Street ha giocato nel determinare il collasso economico che ha poi generato una delle più gravi recessioni dei tempi moderni. Da quel momento il concetto che, in un paese che si definisce altamente democratico, l'1% dei più ricchi gestisce di fatto il potere è diventato argomento costante di dibattito ed analisi.
Il successo di OWS non sarebbe stato possibile senza l'utilizzo dei social media. Grazie alla disponibilità e all'uso diffuso di media di trasmissione "many-to-many", migliaia di persone hanno potuto comunicare tra loro, pressoché in tempo reale, per mettere in piedi un'azione a sorpresa. Questo tipo di comunicazione ha facilitato il radunarsi di persone che non si erano mai incontrate prima, il loro riunirsi a partire da diverse parti della città e manifestare per una causa comune.
Eventi politici di questa entità non sarebbero stati possibili per le generazioni precedenti, quando l'unica forma di trasmissione era "one-to-many". Quindi si può affermare senza tema di smentite che i social media e Internet hanno giocato un ruolo significativo nell'avanzamento della comunicazione attraverso nuove tecnologie.
Oggi, dopo che la maggior parte delle città americane, da New York a Oakland, hanno sfrattato gli occupanti dai loro accampamenti urbani, i protestanti non hanno più una presenza fisica, che aiuti a produrre immagini quotidiane e un flusso in diretta per il ciclo continuo ed insaziabile dei notiziari. Nonostante abbiano creato una rete di contatti notevole sui social media gli stessi organizzatori sono consapevoli del fatto che, privati del megafono rappresentato dai media mainstream, ovvero televisione e giornali, gli strumenti della rete non saranno sufficienti a sostenere il movimento.
«Io credo che la componente online sia stata cruciale», dice Yochai Benkler, professore alla prestigiosa Harvard Law School e direttore del "Berkman Center For Internet and Society" ad Harvard, «grazie alla sua capacità di trasmettere video in diretta, di catturare le immagini e creare un archivio di sacrifici e resistenza». Ma aggiunge che un ritiro alla forma esclusivamente online rappresenterebbe un forte detrimento e forse addirittura la scomparsa stessa del movimento dalla scena globale: «la capacità di suscitare l'attenzione dei cittadini sull'agenda della nazione dipende fortemente da azioni fisiche, faccia a faccia, dallo stendersi a terra per resistere ed affermare il proprio disagio in maniera visiva, nonché dalla capacità di catturare queste immagini e diffonderle ovunque nel mondo». E qui porta l'esempio del video posto su Youtube che mostrava senza equivoci la brutalità della polizia di Oakland e l'uso vergognoso dello spray urticante contro inermi studenti disarmati e seduti a terra. Il video è stato visto 73 milioni di volte, rilasciando tutta la formidabile forza del suo impatto sulla rete, ed offrendola all'amplificatore rappresentato dal medium manistream che lo ha portato nelle case degli americani, anche di coloro che non utilizzano i social media.
Il Movimento oggi conta più di 400 pagine su Facebook con 2,7 milioni di sostenitori. Su Tumblr.com il blog "We Are The 99 Percent" continua a pubblicare le storie personali di centinaia di persone che si dannano tra debiti universitari, costi dell'assistenza sanitaria e sfratti. Ci sono inoltre dozzine di nuovi Wiki e siti web, come OccupyWallSt.org e HowToOccupy.org. Su Twitter ci sono oltre 100 iscritti con centinaia di migliaia di seguaci racchiusi sotto l'hashtag #ows. Quello principale, @occupywallstnyc ha oltre 94.000 seguaci.
Ciò che è iniziato il 17 Settembre con uno streaming video in diretta dallo Zuccotti Park di New York si è evoluto in più di 200 canali video dedicati a testimoniare Occupy in America. Ma il movimento sa bene che per sopravvivere deve fornire aggiornamenti, notizie. Per spingere avanti e mantenere vivo il dibattito occorre destare l'attenzione del pubblico e quindi occorre organizzare continuamente marce, manifestazioni, e azioni non violente.
Da analizzare con attenzione è la direzione in cui si sta muovendo il pioniere dello streaming video su internet, GlobalRevolution.tv, che è stato il primo canale a diffondere in diretta le immagini su Livestream.com. Vlad Teichberg, uno dei fondatori di GlobalRevolution.tv, nonché videogiornalista al suo interno, ha recentemente annunciato di essere sul punto di avviare trasmissioni regolari sul web da un nuovo studio televisivo allestito in un capannone abbandonato a Bushwick, Brooklyn. Lo studio dovrebbe avere la funzione di portale principale nell'aggregare e curare contenuti video sul movimento che arrivano da tutto il mondo.
Alla mia domanda su quale fosse il prossimo passo, ora che Zuccotti Park è stato evacuato e il più vasto movimento Occupy ha perso praticamente tutte le piazze d'America, Vlad mi ha risposto: «dopo aver occupato fisicamente le piazze per far sentire la nostra voce, abbiamo bisogno ora di una Global Square, di una piazza globale dove gente da tutte le nazioni del mondo si ritrovi, su un piano di uguaglianza, per partecipare al coordinamento di azioni collettive, e la formulazione di obiettivi ed aspirazioni comuni». E spiega: «la Global Square includerà una mappa interattiva di sollevazioni nel mondo, una funzione di ricerca immediata per trovare il movimento più vicino, un feed di notizie modellato su quello di Facebook, calendari, dibattiti, messaggeria ed altro. Diversamente dagli altri social network, per poter aderire a GlobalSquare occorrerà essere presentati da un membro, in modo da limitare infiltrazioni. Il portale dovrebbe essere operativo a fine gennaio. Per concludere, il nuovo progetto è usare i social media per occupare i cuori e le menti della gente».
Ma GlobalSquare non è l'unica innovazione tecnologica a nascere come costola del movimento Occupy. Il broadcaster di OWS Tim Pool sta creando nuove tecniche di reportage. Tim ha ricevuto più attenzione di qualsiasi medium mainstream trasmettendo in diretta, con il suo smartphone, lo sgombero, il 15 Novembre scorso, di Zuccotti Park da parte della polizia di New York. Il suo è stato ripreso da NBC, Al Jazeera, Time.com e molti altri media tradizionali. Tim, che non vuole essere assolutamente chiamato "citizen journalist", sta lavorando ora ad un "Occucopter", capace di filmare proteste dall'alto[2], e ad un "Occumentary", che dovrebbe aggregare le migliori clip del movimento nel mondo.
L'Economist ha definito il fenomeno OWS «first true social-media uprising», ovvero la prima vera rivoluzione favorita dai media sociali. Un fenomeno che si è mosso alla velocità di un click (o milioni di click).
Se il movimento riuscirà davvero a cambiare le distorsioni del sistema finanziario è tutto da vedere. Ma il modo in cui gli americani (e non solo) esprimeranno il loro dissenso verso temi sociali di rilevanza comune non sarà mai più lo stesso.
Gli strumenti di protesta "social" hanno rivoluzionato la comunicazione ed aperto nuove frontiere. Ma essi sono ancora nella fase puberale, e l'utente medio sta ancora cercando di capire cosa farne e come sfruttarne al meglio la forza.
Il 2011 termina con Time magazine che nomina «The Protester» come «Persona dell'Anno». Perché, alla fine, anche lui è una creatura dei media. Vecchi e/o nuovi.
Quello dal vecchio ciclostile dei miei anni universitari al cyberspace è stato uno straordinario viaggio. Ma tengo le cinture allacciate. The best is yet to come.

Appendice

Il movimento Occupy Wall Street ha diffuso il proprio messaggio con l'aiuto di Social Media come:
TWITTER: Una media di 330,000 hashtags sono stati inviati ogni giorno, da instant reports a proteste di strada a link su notizie di aggiornamento.
FACEBOOK: Gruppi Occupy hanno caricato pagine che agiscono come bollettini in tempo reale o richieste di assistenza, come la necessita di un nuovo generatore in una piazza, o suggerimenti su come difendersi dai gas lacrimogeni.
TUMBLR: Il sito di microblogging, la prima piattaforma usata dai manifestanti, ha consentito agli aderenti di postare blog, video e foto del movimento.
LIVESTREAM: Manifestanti, o sostenitori, inviano video stream dalle prime linee mentre osservatori commentano in tempo reale.
YOUTUBE: Utilizzato come catalogo dei video postati dai vari movimenti Occupy intorno al mondo, dei commenti e della copertura di notizie.
#OCCUPYWALLSTREET è un movimento popolare per la democrazia, privo di leadership, che ha avuto inizio con un accampamento nel distretto finanziario di New York. Ispirato dalla rivolta di piazza Tahrir in Egitto e dalle acampadas in Spagna, ha come obiettivo la riforma del sistema finanziario Americano.

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[hr]
[1] L'immagine è visibile all'indirizzo http://26.media.tumblr.com/tumblr_lsd8ucoCX91qbrgmdo1_500.jpg.
[2] Come nel caso di questo filmato girato in Polonia: http://www.youtube.com/watch?v=gPLh8vkMZms.
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