La posizione geografica della Tunisia, situata nel cuore del Mediterraneo, la predispone naturalmente a essere un luogo privilegiato di incontro e di scambio fra culture. Del resto, lo è stata da sempre. Eppure oggi, a maggior ragione, le poche decine di miglia di mare che separano questo paese dal nostro e dall’Europa acquistano un significato strategico fondamentale.
Perché questo rapporto di vicinanza sia improntato alla reciproca conoscenza e al dialogo, l’elemento chiave è la cultura, che è lo strumento comune della conoscenza e della ragione, prima ancora che il mezzo principale per la comprensione reciproca. L’università, gli scambi, i partenariati sono in questo senso il luogo in cui questa cultura si forma, si dispiega, si incontra, si condivide, in un bacino di convivenza intenso e fecondo.
L’Università tunisina, in rapida crescita negli ultimi due decenni, si è conformata alla riforma del sistema universitario europeo, è attenta alle esigenze dell’economia e del mercato globale, ma non trascura la formazione nel campo delle scienze umane. L’impegno dedicato alla ricerca – non da ultimo attraverso la padronanza e lo studio delle lingue e delle culture europee –, l’attenzione verso il diritto all’istruzione e alle pari opportunità fanno di essa una realtà che smentisce gli stereotipi più vieti legati alla visione europea della cultura araba.
Rawdha Zaouchi-Razgallah è in questo senso una rappresentante ideale del proprio paese: docente ordinario di Letteratura italiana presso l’Istituto superiore di lingue dell’Università “7 novembre” di Tunisi a Cartagine e dal 2003 direttrice del Dipartimento di lingue europee, autrice di numerosi studi – in particolare su Giuseppe Bonaviri[1] – ma soprattutto instancabile traduttrice, interprete, e insegnante, è stata insignita dell’Ordine nazionale al merito della Repubblica tunisina per l’educazione e le scienze, ed è anche Cavaliere al merito della Repubblica italiana (a cura di Gianmaria Zamagni).
Lo sfondo
In un contesto come quello attuale della globalizzazione, che sempre di più implica un’interazione e una comunicazione tra i popoli, è opportuno in primo luogo procedere all’analisi dello ‘stato dei luoghi’ dell’insegnamento superiore e universitario in Tunisia e delle prospettive che esso dischiude. In uno scenario internazionale segnato dalla ristrutturazione e dalla ‘mise à niveau’ (nel processo d’integrazione economica all’Europa), abbiamo solo la scelta di come gestire le risorse nei sistemi d’insegnamento e di formazione, identificando, prima di tutto, le precise incidenze sulle competenze e le qualificazioni, professionali e scientifiche.
Il diritto all’istruzione e alle pari opportunità Costruzione della società del sapere Un ponte tra le culture
In Tunisia, l’istruzione è gratuita e accessibile a tutti. Questo paese ha riservato da sempre un posto privilegiato al settore dell’educazione e della formazione. Le spese dello Stato in questi settori hanno registrato durante il periodo 1987-2007 un aumento medio del 10% all’anno.
Il motivo di fondo dello sforzo profuso per favorire l’educazione è rappresentato dalla preoccupazione di conferire sempre maggior valore al capitale umano, assicurando l’inserimento socio-professionale dei giovani diplomati: l’accento messo sull’informatica e Internet nei sistemi d’insegnamento, la diversificazione delle filiere di formazione e la padronanza delle tecnologie d’avanguardia dotano ormai la Tunisia delle competenze necessarie alla sua piena integrazione nell’economia mondiale.
La riforma del sistema educativo, introdotta nel 1991, ha permesso di moltiplicare le scuole nelle zone rurali, di aumentare sensibilmente il tasso scolastico, anche grazie ad una presenza sempre più accresciuta delle ragazze, di mettere l’accento sulle scienze e la formazione professionale e d’introdurre i diritti dell’uomo e la tolleranza nei programmi d’insegnamento.
Questo sforzo ha dato ottimi risultati, se oggi più del 99% delle ragazze e dei ragazzi in età scolastica frequenta la scuola. Nella scuola elementare, il 97,1% dei bambini tra i sei e gli undici anni frequentano la scuola. Nell’anno scolastico 2006-2007, circa 3 milioni di allievi e di studenti erano iscritti negli istituti d’insegnamento e di formazione, mentre le dodici università del paese hanno accolto, per lo stesso periodo, 342.000 studentesse e studenti.
La legge di orientamento 80/2002 del 23 luglio 2002 sottolinea che «l’educazione costituisce una priorità nazionale assoluta» e che «l’insegnamento è obbligatorio dall’età di 6 anni a 16 anni, in quanto diritto garantito a tutti i Tunisini senza esclusiva né discriminazione», e prevede una pena per i genitori che si oppongano alla formazione dei propri figli.
Fra i principali risultati registrati, nel corso dei 20 ultimi anni, nel campo dell’istruzione vi sono stati:
• Un accrescimento del tasso di scolarizzazione dei bambini dell’età di 6 anni, che è passato dal 94,9% nel 1988-1989 al 99% nel 2006-2007.
• Un aumento sostanziale del numero di studenti universitari, che ha raggiunto il numero di 342.000 nel 2006-2007, contro i circa 43.700 del 1987-1988, traducendosi in un miglioramento significativo del tasso di scolarizzazione nell’insegnamento superiore che si situa intorno al 34,3% nel 2006 contro il 6% nel 1987.
• Un accrescimento del numero delle ragazze nell’insegnamento medio e superiore, che è passato rispettivamente dal 42,4% e 36,7% nel 1986-1987 al 53,3% e 59% nel 2006-2007.
• Il programma nazionale d’insegnamento per adulti, dalla sua istituzione nel 2000, è riuscito a sottrarre all’analfabetismo (il cui tasso è sceso dall’85% all’indomani dell’Indipendenza, all’attuale 20%) più di 370 mila cittadine e cittadini, cioè una media annua di 53 mila beneficiari, di cui l’80% sono donne.
In particolare, lo Stato garantisce le pari opportunità nel godimento del diritto all’istruzione gratuita nelle scuole pubbliche a tutti gli allievi. Nel 2007, il 99% delle Tunisine (dell’età di sei anni) hanno frequentato la scuola.
Nel corso dei due ultimi decenni, numerose iniziative e provvedimenti sono stati presi allo scopo di aprire orizzonti alla donna e permetterle di accedere alle diverse filiere dell’educazione e alle differenti qualifiche professionali, e di occupare alti posti di responsabilità.
Numerosi provvedimenti sono stati presi per favorire la costruzione della società del sapere, nella quale occupa un posto rilevante il settore della ricerca scientifica e tecnologica.
La delocalizzazione ha favorito la nascita di 10 università e decine di istituti superiori che forniscono ogni anno un numero sempre più importante di diplomati pronti ad impegnarsi nella costruzione della società e a padroneggiare le nuove tecnologie, le novità scientifiche e le industrie nuove e innovanti.
Per raggiungere questi obiettivi, provvedimenti di rilevante importanza sono stati presi per dare impulso soprattutto al settore della ricerca scientifica e favorire l’emersione dell’economia immateriale in Tunisia.
Prima innovazione: il 12,5% del PIL è stato riservato nel bilancio dello Stato per sostenere la ricerca scientifica e tecnologica.
Seconda iniziativa di alto livello: riforme istituzionali e strutturali sono state progressivamente varate allo scopo di assicurare un’organizzazione funzionale del settore, di permettere la sua integrazione e la sua apertura all’ambito locale ed esterno.
Terza parte di questa riforma: una panoplia di misure d’accompagnamento e d’incentivazione è stata lanciata; citeremo, a titolo d’esempio, la creazione di un premio presidenziale, i testi di legge che organizzano la mobilità dei ricercatori, la sistemazione di reti d’informazione e di comunicazione destinate alla comunità scientifica, il sostegno alla formazione degli studenti di master e di dottorato, l’allargamento della base di reclutamento per i bisogni della ricerca, la messa a contributo delle competenze tunisine all’estero.
Quarto aspetto di questa politica: la moltiplicazione dei meccanismi di appoggio alla ricerca scientifica e tecnologica. Va menzionato qui il premio d’investimento in ricerca e sviluppo (PIRD) e la valorizzazione dei risultati della ricerca (VRR), gli sforzi infusi nel campo dei brevetti, ecc.
Quinto aspetto: la creazione di una galassia di istituzioni dedicate alla ricerca-sviluppo e che, oggi, sono rappresentate da 123 laboratori, 448 unità di ricerca, 15 “tecnopoli” (una in ogni governatorato), due vivai di imprese che concorrono alla nascita di una nuova generazione di imprese e di promotori che operano per una migliore sinergia tra il settore della ricerca e quello dello sviluppo e per la sistemazione di nuovi modi di partenariato sul piano nazionale ed internazionale.
Il 79% delle attività dei laboratori sono consacrati alle scienze esatte, alle scienze della vita ed alle biotecnologie. Le unità di ricerca hanno dedicato le loro attività agli stessi campi: le scienze della terra, l’ambiente, la chimica, la fisica, la farmacia, la biologia, l’agronomia, il settore idrico, le scienze del mare, l’ingegneria, ecc. Le scienze umane, giuridiche ed economiche continuano sempre ad occupare un posto importante nelle attività di questi laboratori e queste unità di ricerca. Attualmente, sono in corso 2860 programmi di ricerca, cioè 6 programmi per ogni laboratorio e 4 per ogni unità di ricerca.
La Tunisia conta oggi circa 10.000 ricercatori a tempo pieno e più di 2600 studenti in dottorato che operano in laboratori ed unità di ricerca.
Un’evoluzione notevole è stata osservata infine nelle “tecnopoli”, dove i vivai di imprese, a El Ghazala e Borj Cedria, sono oggi funzionali e che sono riuscite ad attrarre un numero importante, superando le previsioni, di ricercatori e di portatori di progetti innovanti dall’interno del paese e dall’estero. Veri poli di conoscenze e di know-how, le “tecnopoli” sono riuscite nel loro avviamento e hanno contribuito a far nascere una mentalità imprenditoriale promettente in seno alla comunità scientifica e della ricerca.
In conclusione, la Tunisia, un paese mediterraneo, si è adattata alle esigenze attuali dell’omologazione dei diplomi. La laurea triennale così come il master e il dottorato sono stati imposti in quasi tutte le università.
La situazione linguistica in Tunisia è caratterizzata, per ragioni politiche e storiche, da un potere forte delle lingue straniere ed europee. Dire Tunisia significa dire da due a tre lingue, e di conseguenza altrettante culture: un patrimonio di idee, sentimenti, modi di vivere che la storia ha saputo far coesistere pacificamente.
All’alba del nuovo millennio, questa Tunisia multilingue non solo merita di continuare ad esistere, ma deve potersi rafforzare rinnovando un’esperienza di civiltà significativa anche oltre i propri confini. L’apprendimento delle lingue, intese come strumento di comunicazione e come veicolo di cultura, sono, in questo senso, uno dei mezzi principali a cui fare capo.
Speriamo che il futuro sia caratterizzato da comprensione, rispetto, tolleranza e successo comune. Tuttavia la sfida è di vasta portata. Volontà, determinazione, fantasia saranno indispensabili nella ricerca di una nuova identità che assicuri, assieme alla continuità, i necessari adattamenti alle nuove realtà che si profilano all’orizzonte di una società multiculturale e globale.
Attiviamo dunque le nostre risorse per aprirci, uscendo da un atteggiamento sovente auto-compiacente e auto-referenziale, e costruire nuove forme di vita ispirate alla solidarietà interculturale. Faremo sì, allora, che la coesistenza pacifica e attiva di culture e lingue diverse continui ad essere il perno attorno al quale si sviluppano e crescono i valori del rispetto, della tolleranza, dell’apertura mentale e della libertà.
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[1] Giuseppe Bonaviri (1924-) è romanziere e poeta, originario di Mineo (ct). Rawdha Zaouchi-Razgallah gli ha dedicato numerosi saggi, tra i quali si segnalano i più recenti: La dimensione siculo-araba in alcune opere di Giuseppe Bonaviri, Marinette Pendola ed Adrien Salmieri, in D. REICHARDT (ed.), L’Europa che comincia e finisce: la Sicilia. Approcci transculturali alla letteratura siciliana, Peter Lang, Frankfurt/M. 2006, pp. 161-168 e La musicalità di Giuseppe Bonaviri in due opere: La divina foresta e Il Dottor Bilob, in J. MEMET-GENTY (ed.), Mélanges offerts à Marie-Hélène Caspar, Publidix-Université Paris X, Nanterre 2005, pp. 120-134. Zaouchi-Razgallah, tuttavia, si è occupata anche dello stato della formazione in Tunisia e del ruolo della donna nel mediterraneo.